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dal mondo della comunicazione di marketing
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Alcuni risultati del programma di ricerca applicata Rebel Alliance Empowering, sul quale si fonda anche il modello di impresa Rebel Alliance, iniziano a diventare case di studio in ambito accademico. Dopo che Rebel Alliance a soli due anni dalla sua costituzione avviata, con poche risorse economiche reperite per il suo start-up (e che viene raccontato a testimonianza dell'efficacia del modello), è stato insignito con il David di Donatello per i migliori effetti visivi del cinema italiano nel 2011 (ed ottenuto un’altra candidatura nel 2013); aperto un hub di coordinamento produttivo a Los Angeles ed un secondo ad Abu Dhabi, alcuni studenti hanno preso in esame la case history Rebel Alliance per elaborare le loro tesi nel corso dei loro studi specialistici. Come ad esempio "the Lean Start-up, Business Model Canvas", elaborata all'interno dell'Università Commerciale Bocconi ("cattedra di strategia e imprenditorialità") elaborata dal dott. Francesco Betti, ed una seconda dal tema "Nuove forme di Comunicazione del Brand" assegnata dalla "cattedra di marketing" dell'Università degli Studi di Napoli, Federico II. Qui di seguito le risposte ad alcune domande formulata dal dott. Daniele Mangiapia alle quali risponde il concept creator di Rebel Alliance Empowering e fondatore di Rebel Alliance. Sig. Dublino, come nasce il concetto di Rebel Alliance Empowering? Rebel Alliance Empowering è un progetto concepito dopo un percorso di studio, ricerca e sperimentazione dei processi produttivi nel comparto della Industria Creativa dei Contenuti (Digitali) durato circa 10 anni. Il percorso è iniziato nel 1995 con il programma di ricerca Umanesimo & Tecnologia, promosso dalla Università degli Studi di Napoli Orientale, e proseguita con una costante collaborazione tra le autorità locali di governo, università, aziende e singoli professionisti. Le conclusioni di questi anni di ricerca applicata e di analisi dei risultati sono convogliati nei temi del programma di lavoro Rebel Alliance Empowering (per semplicità RAE, n.d.r.). Che ci ha consentito di definire il modello di business e la missione aziendale di Rebel Alliance. Rebel Alliance si determina in un modello organizzativo basato su un nuovo paradigma per l’Industria creativa della Comunicazione, dell’Intrattenimento e della Cultura; in cui gli Umanisti e i Tecnologi si confrontano in un sistema intelligente, inter-organizzato in una struttura matriciale, con lo scopo di assolvere a funzioni di business-on-demand declinando la sua offerta attraverso problem solving-team capaci di definire soluzioni efficaci, innovative ed economiche. All’interno di questa nostra organizzazione, ogni suo membro si caratterizza per due variabili: la skill tecnica con cui si cimenta quotidianamente nello sviluppo del core business nel proprio settore di appartenenza fuori dal Sistema RAE; e la Conoscenza che si aggrega alle altre in una delle solution-area all’interno del Sistema RAE al quale si associa. In questo modo Rebel Alliance riesce a competere sul mercato approcciandolo per settori presidiati dalle solution-area, che impiegano il know-how implicito di ogni singolo membro che si trasforma in un aggregato di Conoscenza esplicita, per delineare il profilo dell’offerta segmentata ad-hoc sulla domanda del Cliente. Con l'adozione di questo modello, in Rebel Alliance, si osserva pertanto la convivenza sia di progetti di consulenza ad elevato contenuto specialistico, che l'implementazione di processi produttivi complessi ad elevato contenuto innovativo in diversi settori dell'Industria dei Contenuti. Ecco perchè, rispondendo alla domanda che in molti ci pongono, riusciamo a lavorare con buone performance nel cinema e nell'audiovisivo, ma anche in altri settori come i live-event & show, fino ad arrivare, ad esempio, alle ricostruzioni delle scene del crimine nelle scienze forensi, o alle simulazioni di ambienti virtuali nei comparti della sanità o della difesa utilizzati per l'addestramento e la formazione del personale. Una delle attività fondamentali di Rebel Alliance, infatti, è la continua ricerca e selezione di competenze specifiche in un settore, ne analizza e ne comprende le potenzialità allo scopo di poterle travasare in un altro settore implementandole con altre specificità. Perché Rebel Alliance Empowering si è insediata nell’Industria creativa dei Contenuti ? Come abbiamo visto la nostra idea si genera con il programma “Umanesimo & Tecnologia”. Questo nasceva in collaborazione (ed era promosso) con la cattedra di Sociologia della Letteratura. Inizialmente, il tema principale della ricerca si poneva lo scopo di esplorare il nuovo rapporto che le nuove tecnologie andavano instaurando rispetto all’estetica tradizionale (cioè di matrice creativa "analogica") tra gli autori, le loro opere ed il pubblico che le fruisce, permettendo all’Arte di diventare Digitale. La ricerca Umanesimo & Tecnologia prendeva avvio con lo studio delle proprietà comunicative di quelle forme emergenti di narrazioni "non-sequenziali, multi-lineari, interattive (talvolta immersive) introdotte con i nuovi media digitali; lo studio delle proprietà strutturali di narrazioni che sperimentano la digressione, i molteplici punti di vista, le interruzioni di tempo, di spazio e di trama nelle varie forme ipertestuali e multimediali; in sostanza gli argomenti che oggi sono oggetto di studio della "Narrativa transmediale" a distribuzione cross-mediale. Nel corso del programma Umanesimo & Tecnologia, il team di lavoro si distribuiva tra studiosi in seno all'Accademia impegnati nella ricerca teorica che si confrontavano con esperti e creativi impegnati nella ricerca applicata sul campo, il mio compito (poichè venivo da esperienze professionali nel campo della comunicazione) era quella di facilitare e guidare il dialogo costruttivo, e concettualizzare nuovi servizi e/o prodotti di sintesi a questo dialogo. Ciò ha portato alla costituzione di un laboratorio sperimentale in cui si sono confrontati giovani ricercatori e creativi di area umanistica ed altri di area tecnologica in un nuovo paradigma metodologico, con lo scopo di costituire un team multidisciplinare ed inter-organizzato per funzioni, con l'obiettivo di sperimentare strumenti capaci di facilitare il "dialogo costruttivo tra le parti", cercando di abbattere le barriere culturali tra il "pensiero creativo analogico e quello digitale", con lo scopo di produrre innovazione nel campo dell'Industria dei Contenuti. Con le attività di questo laboratorio si avviano i processi di elaborazione del modello Rebel Alliance, prima nei contenuti del progetto di ricerca L.I.N.K.E.D. | Learning and Information Network for Knowledge Enhancement and Development (presentato in Europa nel 1997) seguito poi da R.A.N.K.E.D. | Rebel Alliance Network for Knowledge Empowering and Development, progetto di ricerca applicata che costituisce le fondamenta del modello d’Impresa Olonico Virtuale Rebel Alliance, che si sta espandendo in diverse nazioni, oltre che in Italia. Con il termine “Empowering”, ha voluto enfatizzare qualche concetto in particolare legato al suo modello di business? Con il termine inglese "empowerment" si intende una raccolta di conoscenze, competenze e compiti di team di lavoro volti ad aiutare un individuo o una società per raggiungere gli obiettivi finali e pianificare strategie, utilizzando le proprie risorse iniziali. È un processo dell'azione sociale attraverso il quale le persone, le aziende e le comunità acquisiscono competenze al fine di cambiare il loro ambiente sociale e politico e migliorare la loro qualità di vita; tale definizione esamina l'aspetto psicologico di potenziamento nonché quello organizzativo, presentandolo come un multilivello costruito. Rebel Alliance Empowering è un progetto che si attua come approccio metodologico necessario per facilitare il controllo della vita professionale e personale. Si tratta di un nuovo approccio verso l'individuo, il gruppo e la società. Open Innovation, Hub Working, Impresa olonica, Lean Production, Case advanced Management: tutti concetti che ancora non sono utilizzati normalmente nelle strategie di marketing strategico e gestione organizzativa da parte di molte realtà che operano sul territorio nazionale. Ha riscontrato difficoltà nel trasferire tali concetti che sono alla base del vostro modello e delle vostre soluzioni al mercato italiano? Abbiamo iniziato a sviluppare la nostra esperienza nella Comunicazione alla fine degli anni '50, quando approdava il marketing moderno in Italia e, seppur siamo rimasti una piccola realtà, in termini di fatturato, abbiamo vissuto in prima persona tutte le fasi di “rivoluzione” e di “evoluzione” del mercato della Comunicazione negli ultimi 50 anni, lavorando per un significativo numero di quei Brand e rispettive Aziende annoverate tra i maggiori big spender italiani. Nonostante il mondo, i mercati sono molto diversi da 50 anni fa, alcuni problemi dovuti al ritardo culturale con cui vengono recepite le innovazioni, ed attuati processi innovativi, sono ancora presenti nel nostro paese. Purtroppo sono ancora tanti gli imprenditori, i manager, che agiscono su logiche di pensiero a "compartimenti stagni" tra le varie funzioni operative aziendali, carenti in una visione d’insieme, direi olistica, alla gestione del business. Notiamo quasi una discrasia tra ciò che si vorrebbe fare (perché consapevoli della necessità di innovare per competere in maniera creativa) e ciò che in effetti si fa, perché legati a preservare rendite di posizione oppure per paura di rischiare in una sperimentazione alternativa a modelli tradizionali. Questo, a nostro avviso, è una delle cause maggiori dietro la tanta decantata perdita di competitività dell’intero sistema paese Italia e di sicuro anche causa delle difficoltà che incontriamo a trasferire i nostri concetti. Avete maturato diversi anni di esperienza nel campo della comunicazione di marketing, nei servizi below-the-line, poi anche above-the-line. In che modo ritiene si possa applicare il suo modello di business in un mercato che ormai sembra saturo di aziende che, come la sua, escludendo il settore dei contenuti digitali, operano in questo mercato? Come visto, il modello organizzativo di Rebel Alliance Empowering è stato definito sulle linee guida di un masterplan ispirato alle teorie che regolano le nuove organizzazioni produttive e del lavoro. Una volta elaborato il modello organizzativo ci siamo chiesti per molti anni quale strategia fosse più indicata a trasferire al mercato le potenzialità del modello. Finalmente siamo approdati alle "teorie ricostruzioniste" tra cui quella che , rivisitando Joseph Schumpeter, è stata elaborata dagli economisti Chan Kim e Renée Mauborgne, questo nuovo modello è conosciuto con il nome “Strategia Oceano Blu”. Uno dei pilastri concettuali della teoria "Oceano Blu" assume che un azienda può, deve, modificare dal suo interno i confini del mercato in cui opera! La massima “i confini esistono solo nella mente del manager e la struttura esistente del mercato non deve limitare il suo pensiero strategico” mette in sintesi questo concetto. Dunque la strategia di business è influenzata dal tipo di organizzazione, che trova sbocco nelle leve del nuovo paradigma “Oceano Blu”: questa è la strategia adottata ad esempio da importanti aziende nel comparto delle tecnologiche come Apple o nell’entertainment come da Cirque du Soleil. Rebel Alliance Empowering, assumendo il motto Oceano Blu “non competere con i rivali, rendi loro irrilevanti … ”, mira all’allargamento dei sui confini di mercato attraverso la valorizzazione delle competenze distintive, attraverso le quali le capacità di tutto il sistema organizzativo è teso alla creazione di un Valore costruito unitamente ed insieme al Cliente); questo approccio ridefinisce ( e lo abbiamo dimostrato con i risultati che fino ad ora abbiamo raggiunto) i confini del mercato potenziale anche per le singole società (o dei singoli professionisti) che fanno parte di Rebel Alliance. La nostra non è un'alleanza tattica o un semplice consorzio tra imprese, ma rappresenta, al contrario, un'alleanza di natura strategica, che coinvolge un vasto numero di soggetti all'interno di un sistema, garantendo loro la massima autonomia operativa con il supporto di una base superiore di conoscenza a livello sistemico. Ad esempio nella Comunicazione di Marketing, le nostre specializzazioni sono proprie di molti di quei segmenti della comunicazione di marketing e dei servizi per il marketing operativo che, fino a ieri, venivano classificati sopra o sotto la famosa linea e si mantenevano separati. Incrociando le competenze e le esperienze acquisite negli anni in questi due comparti, associandole alle skill del comparto Entertainment sulle linee guida dei bisogni che si stanno evidenziando nei processi evolutivi in corso con il passaggio al marketing 3.0, Rebel Alliance diventa proattivamente una organizzazione capace di erogare servizi e prodotti connotati da creatività e innovazione unici nella comunicazione through-the-line per il brand entertainment e il marketing esperienziale, introducendo il concetto di Advertainment. Da dove nasce l’intuizione di applicare la tecnica dell’Advertainment all’interno del suo modello di business? Le componenti dell'entertainment sono numerose e soprattutto tendono a evolvere negli anni, talvolta, in modo sorprendente, ma sempre collegate al concetto delle varie modalità di utilizzare il tempo libero. L’entertainment rappresenta la risposta al bisogno di impegno di tempo libero in grado di generare piacevoli esperienze nell’individuo. L'unione multidisciplinare delle competenze dei professionisti di Rebel Alliance Empowering, l’esperienza nell'entertainment come fornitore di contenuti innovativi e l’esperienza maturata nella tradizione della comunicazione di marketing operativo, ci consente la progettazione e la produzione di format di advertainment specifici per ogni tipologia di brand e mercato. Ho avuto l’opportunità di assistere ad un evento organizzato da voi, all’interno del progetto “La Cultura sviluppa il tuo business…ArtExperience”: da dove nasce l’idea di questo format? “La Cultura sviluppa il tuo business…ArtExperience”, è un progetto di ricerca applicata che si attua perseguendo una metodologia open innovation e un approccio di studio, analisi e progettazione multi-inter-disciplinare. La fusione, quindi, di discipline quali la psicologia, l’antropologia culturale, la sociologia, l’arte ed il marketing, ha posto le basi per l’ideazione e la realizzazione del progetto. L’arte diviene “esperienza concreta”, offrendo la possibilità di riconoscere sé stessi nel mondo e nella società, elaborando una nuova cultura che riflette un nuovo atteggiamento dell’uomo nei confronti della vita e del mondo. “La Cultura sviluppa il tuo business…ArtExperience”, individua particolari declinazioni che sono in grado di generare esperienze attraverso attività di advertainment, legate non solo ai brand, ma anche ai Patrimoni Culturali ed agli Intangible Heritage che caratterizzano la Cultura di un popolo. Antropologia Culturale è un concetto che, probabilmente, è lontano da noi economisti: in che modo questa disciplina, afferente alla sfera umanistica, può essere associata al marketing? Con l’introduzione della Business Anthropology nella gestione aziendale e dei mercati, si assume che, cito da Polanyi, “La Grande Trasformazione”, del 1944, “la produzione, la distribuzione ed il consumo dei beni dipendono da fattori sociali come la cultura, le abitudini, il senso di responsabilità e la reciprocità verso gli altri, tutti fattori che regolano le relazioni personali, che sono integrate in reti sociali che generano fiducia e che creano relazioni di scambio diverse da quelle della razionalità economica”. In che modo le nuove tecnologie possono essere impiegate nella comunicazione di marketing di un’impresa contribuendo allo sviluppo del marketing esperienziale? Coloro che utilizzano strumenti tradizionali non sono estromessi dalle grandi questioni della contemporaneità, poiché quello che importa è ciò che si esprime e la maniera originale per esprimerlo. Ad esempio la presenza della tecnologia nell’arte ha portato a dei mutamenti che interessano l’opera d’arte, lo spettatore, il modo di fruizione dell’opera, i luoghi d’esposizione, l’artista e il suo modo di operare. Questa contribuisce alla formazione e diffusione di nuovi linguaggi formali, che a loro volta partecipano a modificare l’intero sistema dell’arte e le stesse abitudini culturali. Le nuove attività tecnico/creative che circondano queste nuove opere, dunque, iniziano a consentire un nuovo modo di comprendere la realizzazione dell’esperienza, introducendo una nuova prospettiva per lo spettatore, come partecipante nell'installazione. In pratica, vengono progettate e sviluppate occasioni di intrattenimento esperienziale applicando i nuovi linguaggi, nel rispetto dei concetti di transmedialità e cultura convergente, più adatti a quelle che sono le mutevoli realtà contemporanee ed in linea con il mainstream culturale, coerente con i nuovi trend di consumo di cultura, raggiungendo, in tal modo, target trasversali per caratteristiche anagrafiche, sociodemografiche e socioculturali. Avete lavorato alla ideazione, progettazione e creazione dell’ologramma di Cazuza, una rock-star brasiliana deceduta oltre 20 anni fa. Come può, uno strumento tecnologico, suscitare tali emozioni in un individuo? L’utilizzo degli strumenti tecnologici permette allo spettatore di essere più libero, in quanto non necessita né di un aiuto che lo guidi nella fruizione, né di luoghi deputati esclusivi per la contemplazione dell’opera. Il pubblico può avvicinarsi all’opera a diversi livelli, fermarsi a livello motorio oppure andare oltre e scoprire ciò che c’è dietro. Con questi nuovi mezzi l’opera si apre, non è più immodificabile, chiusa in se stessa, ma stabilisce un nuovo rapporto con lo spazio e con il fruitore, non esiste una versione ufficiale, non ci sono più ambienti deputati per accoglierla, proteggerla e accudirla; è un’opera che vive e agisce in una dimensione transculturale e poli-contestuale. **continua**
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